Lui e lei

9 07 2009

Le regole che ogni donna deve conoscere per stare vicino a un uomo (ndr: scritte da un uomo, OVVIAMENTE!):

 Se pensi di essere grassa, probabilmente lo sei. Quindi non chiedermelo.

 Impara come funziona la ciambella del water: se e’ alzata, abbassala.

 Non tagliarti i capelli. Mai.

Lo shopping non e’ sport.

Qualsiasi cosa tu ti metta, va bene. Davvero.

Hai abbastanza vestiti.

Hai troppe scarpe.

Se vuoi qualcosa, CHIEDILO! I sottili suggerimenti non funzionano.

No, io non so che giorno sia oggi. E non mi ricorderò mai. Segna gli anniversari sul calendario.

Molti ragazzi hanno 2 o 3 paia di scarpe. Cosa ti fa pensare ce ne sia qualche altro paio, al di fuori di quelli che vedi, che possa star bene con il mio vestito?

Non imbrogliarmi. Sarà più controproducente che altro.

Qualsiasi cosa di cui abbiamo parlato 6 o 8 mesi fa e’ un argomento inammissibile. Tutti gli argomenti diventano nulli dopo 7 giorni.

Puoi chiedermi di fare qualcosa OPPURE dirmi come fare qualcosa. NON ENTRAMBE LE COSE ASSIEME.

Anche quando non e’ possibile, per favore dimmi tutto quello che devi durante la pubblicità.

Non sfregare la lampada se non vuoi che il genio venga fuori.

 

Manifesto maschile:

 Se pensi di essere grassa, molto probabilmente sarà vero. Non chiedere. Mi rifiuterò di rispondere.

Se vuoi qualcosa, chiedilo. Mettiamo in chiaro una cosa: NOI UOMINI SIAMO SEMPLICI . Le allusioni sottili non funzionano, le allusioni dirette non funzionano, le allusioni troppo ovvie non funzionano neanche. Dicci le cose chiare, tali come esse sono.

Noi uomini siamo SEMPLICI. Se ti chiedo di passarmi il pane, per carità, voglio solo dire se puoi passarmi il pane. Non ti sto rinfacciando il fatto che non sia stato messo sul tavolo. Non ci sono secondi sensi o intenzioni contorte. Siamo SEMPLICI.

Se fai una domanda della quale non vuoi sentire una risposta, non stupirti ascoltando una risposta che non volevi sentire.

Siamo SEMPLICI. Non serve che tu mi chieda a cosa penso il 96.5% delle volte che facciamo del sesso. E no, non siamo dei porci, è solo la cosa che ci piace fare di più, purtroppo siamo SEMPLICI.

A volte, non sto pensando a te. Non c’è niente di male. Per piacere, abituati a questo fatto. Non chiedermi a cosa penso, a meno che tu non sia disposta a parlare di politica, economia, calcio o macchine sportive.

Non chiedermi se ti amo. Puoi essere sicura che se non ti amassi, non sarei qui con te.

Domenica = Grigliata = Pizza = Amici = Calcio. E’ come la luna piena o le maree, non si può evitare.

Fare shopping non è divertente, e no che non lo considererò mai una cosa divertente.

Quando dovremmo uscire da qualche parte, assolutamente qualsiasi cosa che tu indossi, ti starà bene. SUL SERIO.

Hai già dei vestiti a sufficienza, hai già troppe Scarpe. Piangere è solo ricatto.

La maggior parte di noi uomini abbiamo tre paia di scarpe. Insisto, siamo SEMPLICI. Cosa ti fa credere che io serva a decidere quale delle 32 paia che hai nell’armadio ti sta meglio?

Risposte semplici come SI e NO, sono perfettamente accettabili per rispondere a ogni tipo di domanda.

Vieni da me con un problema alla volta, se vuoi ti aiuto, sono qui per questo. Non chiedermi che lo faccia per empatia come se fossi una delle tue amiche di tutta la vita.

Un mal di testa che ti dura da 17 mesi è un problema serio. Fatti vedere da un medico.

Se una affermazione che ho detto può essere interpretata in due forme diverse, e una delle due ti fa star male, o ti fa arrabbiare, probabilmente la mia intenzione era dire quell’ altra.

TUTTI noi uomini vediamo solo 16 colori. “Pesca” è un frutto, non un colore.

Che ca**o è il colore “fuxia”?? Anzi, come ca**o si scrive???

La birra a noi uomini ci emoziona, tanto come a voi le borse.

Se ti chiedo se c’è qualcosa che non va, e la tua risposta è “niente”, agirò come se tutto fosse normale. So benissimo che non è così, ma non intendo faticare per niente.

Di regola generale: se hai qualsiasi dubbio su di noi, pensa alla cosa più facile. NOI UOMINI SIAMO SEMPLICI.





E’ finita la magia

8 07 2009

Oggi sto un po’ così. Complice una notte quasi insonne, la sveglia alle 6 e l’amara consapevolezza che la vita è tante cose, ma anche e soprattutto delusione.

Ci ricasco sempre: mi metto d’impegno a fantasticare, sognare sempre e solo cose belle. Non mi rendo conto che il più delle volte in realtà sono sola in questi miei viaggi immaginifici.

Fa male la perdita della magia dei primi tempi, quando ti batteva il cuore nell’attesa. Quando ti preparavi spalmando la cremina e trepidando perché passasse velocemente quell’ultima ora prima dell’appuntamento.

Ora è routine. Ora salgo in macchina e a stento ci baciamo. Se succede è perché sono io a sporgermi dall’altra parte. Però più passa il tempo, più capisco che se io non facessi così quel bacio non ci sarebbe, e meno ho voglia di sporgermi….ho reso l’idea?

Mi piace essere coccolata, di piace essere abbracciata, mi piace dire cose dolci….ok, lo ammetto, per lo più sono cose stucchevoli. Però prima avevo la sensazione che fossero comunque gradite, ora lui ride e ripete a pappagallo quello che dico. Forse non è abituato a tante attenzioni, non so. Ma io vorrei, vorrei tanto che fosse lui a parlarmi così. Quindi nell’incertezza, ora taccio.

Io ho sempre convissuto con una bestia nera dentro, un senso di disperazione cosmica che forse nasce dal rapporto fino a qualche anno fa abbastanza burrascoso con mia madre; o forse dal mio senso di inadeguatezza fisica che mi ha fatto sempre sentire bassa e grassa rispetto al 99% delle donne del creato.

Ho costruito una corazza fatta di simpatia, efficienza (a scuola ed al lavoro), che ha dato sempre agli altri un’idea di me positiva (?!), solare (?!?!), insomma la brava ragazza dal bel viso – perché almeno questo mi è sempre stato riconosciuto…..Ma sapete quanto è avvilente sentirsi dire tutta la vita, da chiunque: “che bel viso hai, che peccato”…..come se avere qualche chilo in più significasse avere il corpo devastato da cicatrici ed ustioni.

Dopo un adolescenziale tracollo nei disturbi alimentari, da cui sono stata salvata, paradossalmente, da mia madre, che dei miei chili è stata sempre la più fiera nemica – e lo è tuttora -, ho imparato a volermi più bene, ma non ad amarmi.

Dopo innumerevoli diete fai-da-te o seguita addirittura dal dietologo dei UIPS, esclusa qualunque causa patologica o alimentare del mio sovrappeso, sono arrivata alla conclusione che il mio problema è essenzialmente psicologico. Come se questo corpo che ho odiato tenesse in ostaggio la vera me, la mia essenza più eterea.

Tant’è che quando mi sento amata, come lo si è all’inizio di tutte le storie, subisco un anestetizzante dismorfismo al contrario. Non mi vedo più bassa e grassa, ma sinuosa e accattivante. Direi proprio sexy. Poi il tempo passa, lo specchio pian piano non ti illude più, tua mamma ti continua a ripetere all’infinito di stare attenta alla dieta, un deficiente che passa in macchina ti urla “fai schifo….sei una bummona (grassona in dialetto abruzzese)”, lo racconti al tuo ragazzo che invece di rassicurarti ti dice che hai solo capito male, poi ti augura buonanotte e si gira dall’altra parte…………

Dicevo e poi….. svanisce la magia. Finita, morta decrepita.

La magia di amarmi guardandomi attraverso gli occhi degli altri. Perchè i miei sono miopi, oppure vedono troppo.

La bestia nera è tornata a prendermi. E fa male ogni volta di più. Non ho voglia più di nulla, solo scomparire dalla faccia di questa terra ingiusta, cullata dal silenzio.





Mail di una precaria apartitica ai suoi colleghi precari raccomandati

1 07 2009

Come tutti voi avrete saputo nottetempo, ieri la nuova Giunta si è riunita ed ha deliberato la proroga di sei mesi per i 38 contratti a TD ed i 19 co.co.co. in scadenza al 30.06.2009.

La sottoscritta è rimasta fuori dalla porta della stanza in cui si discuteva del nostro futuro fino alle 19.30, insieme con la dirigente del Lavoro ed il dirigente del Personale.

Innanzitutto volevo sottolineare quanto questi due dirigenti si siano dati da fare in questi giorni per illustrare numero “n” volte, al presidente prima ed alla Giunta poi, la necessità e l’opportunità delle nostre proroghe. Non perché noi stiamo loro simpatici, semplicemente perché gestiamo servizi fondamentali che si sarebbero potuti trovare nel caos più totale da oggi. Ed hanno fatto bene a puntare su questo: noi, agli occhi di gente che non ci conosce, come singole persone valiamo veramente molto poco, e gli avvenimenti recenti lo hanno dimostrato. Noi secondo l’opinione pubblica siamo questo: “raccomandati”, “fannulloni”, “figli della sinistra”. Ora capisco che tanti abbiano la coda di paglia in questo senso, ma scusate IO NO. Io non ci sto. Io sono pugliese e lavoro in un territorio dove non ho parenti, mariti, cugini ed amici degli amici che vadano a bussare alla porta dell’Assessore di turno. Tutto quello che ho guadagnato in questi anni lo devo alla mia professionalità, che è cresciuta anche grazie a delle persone che hanno creduto nelle mie potenzialità.

Io in questi 2 anni di lotta ci ho messo la faccia, insieme con altri 7/8, che  – forse proprio perché non avevano santi in paradiso – hanno passato dei pomeriggi con i sindacati, hanno incontrato e si sono scontrati con il presidente, il direttore generale e compagnia cantando.

Gli altri dov’erano? Al mare, a fare la spesa, a crescere i figli? Secondo voi i 7/8 sfigati di cui sopra non avrebbero avuto anche loro altro di meglio da fare? Eppure eravamo lì, a combattere, a chiedere il meglio per TUTTI.

Quindi:

pur ammettendo che il salto della quaglia ormai è lo sport preferito dagli italiani, e che ora i mariti, cugini ed amici degli amici andranno a bussare alla porta del nuovo Assessore, da un certo punto di vista ho un’unica speranza, e cioè che questa Giunta veramente voglia vagliare il lavoro svolto e la professionalità di ognuno di noi, prima di procedere a tagli indiscriminati sulla base del concetto “quello è figlio di….”.

Ecco: in questi sei mesi rosicati invece di perdere tempo per andare ad ingraziarsi questo o quel politico (confermando tra l’altro l’idea che siamo TUTTI “raccomandati”, “fannulloni”, “figli della sinistra” – oooops, destra “reloaded”), dobbiamo dimostrare con i fatti di meritare veramente il privilegio di lavorare, a fronte di tanti disoccupati. E di lavorare al fresco d’estate ed al caldo d’inverno, con un tetto sulla testa, e di non dover spalare carbone in una miniera (esperienza che credo molti che ora sputano nel piatto dove mangiano dovrebbero fare, per capire la loro fortuna).

Che volete farci, sarò troppo ottimista, ma credo che il lavoro fatto in questi anni verrà apprezzato, anche da questa nuova Giunta. Quindi non ho paura, IO.

Un’ultima cosa. Ovviamente sappiamo tutti che questi sei mesi rappresentano pur sempre un contentino, una mossa per prendere tempo prima di falcidiare i più e procedere con lo spoil system. E sono già una grande conquista, a fronte della volontà iniziale del presidente di non prorogare proprio un bel niente.

Capite anche voi che da oggi inizia la lotta. Intanto perché ci sono degli accordi sindacali che la decisione di ieri in qualche modo ha disatteso. Ma anche perché siamo in un percorso di stabilizzazione, e vogliamo portarlo a termine.

Concludendo: lasciate perdere le iniziative personali, confrontatevi con i sindacati, venite alle riunioni, lavorate con serietà e tranquillità senza dare adito a fraintendimenti e soprattutto, non vi ricordate solo il 31.12.2009 che vi sta per scadere il contratto.

Anche perché la prossima volta sarò io ad avere di meglio da fare.

Ciao, L.





Padri (e) precari

30 06 2009

Vignetta tratta da: http://www.vitaquotidiana.com/index.php/vita-quotidiana/essere-precario-oggi/

Oggi mi va di parlare di padri separati e di precariato.

Ma come? Direte voi….. cosa c’entra una cosa con l’altra? C’entra, c’entra……..

Ieri sera ero in un locale a mangiare una pizza con il mio compagno e con suo figlio. Vi dico solo che questo bimbo di 5 anni si chiama Salvatore, ed ebbene sì…in nomen omen……Lui mi ha salvata. Se è vero che amo furiosamente suo padre, ho una passione insana per questo bimbo che è diventata una delle mie ragioni di vita. Con lui si gioca, si parla, si litiga pure, ma quando lui mette la sua mano nella mia mentre camminiamo….o mi poggia la testa sulle spalle prima di addormentarsi….. beh, sono i momenti che mi fanno sentire viva, capace di amare, capace di dare.

Con lui ho scoperto le mie potenzialità di madre, che devo dire sono particolarmente spiccate, anche se poi nei fatti tendo – ovviamente – a pormi più come un’amica, come una sorella maggiore.

Ma non divaghiamo.

Dicevo, qualche tavolo più in là c’era un padre con un figlio. Nota bene: il padre era sprovvisto di fede. Il ragazzo avrà avuto circa 10-11 anni. Mangiavano in silenzio, senza dirsi una parola. Mi sono subito fatta il seguente film mentale: quello era un padre separato che nella sera in cui gli spettava l’affidamento del figlio lo aveva portato fuori. Ma erano due persone tristi. Chissà quante cose avrebbe voluto sapere quel padre, della scuola, dello sport, degli amici del figlio…Però non chiedeva, ed il ragazzo non raccontava. Un padre precario, un figlio silenzioso.

Qualche tavolo più in là, noi tre. Salvatore che ride, fa casino, e noi che cercando di soffocare i (nostri) sorrisi gli chiediamo di fare piano e di non disturbare gli altri. Niente da fare. Un ciclone, un piccolo tsunami di allegria e  confusione. Mi sono chiesta cosa ci rendesse così diversi da quell’altro padre, da quell’altro figlio. Forse l’età, forse i tempi ed i modi della separazione dei genitori, forse il carattere. Oppure il fattore X: io. Che di precariato me ne intendo.

Ecco, siamo arrivati al secondo punto. Ieri sono andata a visionare i lavori della mia nuova casa, che tra un mesetto (cantiere permettendo) sarà pronta. Bellissima, fantastica, a mia immagine e somiglianza. E come sapete, la coccolo nei miei pensieri da più di un anno, e non vedo l’ora di farne il mio nido (vedi due post fa).

Ho già un abbozzo di famiglia, che pur non essendo stata creata da me, ho deciso di adottare (o forse è lei che ha adottato me?!).

E poi? Ta-dà…..il dramma, l’apocalisse, l’epilogo spaventoso:oggi scade il mio contratto a tempo determinato. Dopo quasi 10 anni di onorevole lavoro presso un Ente pubblico, causa un inaspettato cappotto elettorale, il nuovo presidente (di destra), senza neppure conoscerci, senza neppure aver avuto modo di valutare i nostri meriti di servizio, senza neppure guardarci in faccia, nonostante l’esistenza di un’adeguata copertura finanziaria……ha brutalmente deciso di non prorogare i contratti di una quaratina di colleghi, precari come me. Padri di famiglia, donne con figli piccoli, persone che in questi anni hanno contratto mutui, etc.

Da domani tutti disoccupati. Da domani con tanto tempo libero per dedicarci ai nostri hobby e allo shopping (in senso ironico eh?!). Nulla hanno potuto i sindacati, o i dirigenti per cui abbiamo sempre lavorato – oltre l’orario di servizio, no ferie, no straordinario pagato, facendo vincere al nostro Ente concorsi nazionali per l’innovazione, la comunicazione, l’originalità.

Puff!! Tutto scomparso, dieci anni nel gabinetto. Per una sorda, incomprensibile, ripicca politica che altro non è, ai nostri occhi, solo mera cattiveria.

Da domani sarò disoccupata. Da domani avrò più tempo da dedicare a Salvatore, e per seguire i lavori della mia nuova casa. Ma il mutuo come lo pagherò, ehhhhhhhhhhhhhhhhh????????????????





Latitante in esilio

18 06 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

Come al solito, vi propongo una contraddizione in termini… come si può “latitare” e contemporaneamente “essere in esilio”?

Intanto, latito perché questo blogghino, che prima coltivavo con passione, è ormai ridotto ad un giardino infestato da erbacce. Lo curo poco. Continuo ad amarlo, profondamente. Me ne scuso con chi mi legge, però mi manca l’ispirazione. Ed il tempo. Sono impelagata in un lavoro che vacilla, da una casa = eterno cantiere, da vari sdrucciolamenti amorosi.

E qui si arriva al secondo punto: sono (ero) in esilio. Avete presente quando il re/imperatore/dittatore mette al bando i suoi contestatori? Ecco, a me è successo qualcosa di simile. Solo per aver espresso un’opinione un po’ diversa dalla sua. Solo per aver dato voce a dubbi e paure che, sotto sotto, attanagliano anche lui. Che volete farci, sono una ribelle. Una che va punita con un giorno di silenzio stampa perché ho osato mettere dei puntini sulle I. Perché ho coniato la metafora delle due rette che, diciamocelo pure, non si incontreranno mai.

E invece di cercare di inventare nuove geometrie, il re/imperatore/dittatore punisce sonoramente il libero pensatore (che sarei io). Vabbè, che vogliamo farci…. Del mio esilio dorato ho saputo approfittare a larghe mani per pensare, riflettere e capire che due binari possono anche non toccarsi, ma questo non esclude che poi alla fine porteranno l’incauto viaggiatore a destinazione (anche se in clamoroso ritardo…del resto….. siamo in Italia!).

Come ha scritto Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry , autore de “Il piccolo principe” – libro che tra l’altro ho avuto modo di scoprire solo di recente, ahimè – :

Amore non è guardarci l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”.

Speriamo che nel frattempo però non ci sia uno sciopero dei treni!